IMPROVVISAZIONE, MUSICA CONTEMPORANEA E PERFORMANCE ORIGINALI HANNO CONQUISTATO IL PUBBLICO DEL FESTIVAL ETHNO’S LETTERARIO

Si è compiuto il Rito delle Pinturas a Bolu. La Sardegna, luogo prediletto dalle specie di avifauna più studiate al mondo, si avvicina all’Africa, e al Sud America e attraverso il rito, l’uomo esorcizza il suo rapporto con il mondo animale accompagnato da un viaggio sonoro mistico, contemporaneo, ritmico e improvvisato. Una performance davvero originale quella di 𝐃𝐚𝐯𝐢𝐝𝐞 𝐓𝐨𝐟𝐟𝐨𝐥𝐨, fumettista, cantautore e chitarrista italiano, frontman dei “Tre Allegri Ragazzi Morti” e 𝐅𝐫𝐚𝐧𝐜𝐞𝐬𝐜𝐨 𝐌𝐞𝐝𝐝𝐚 𝐀𝐫𝐫𝐨𝐠𝐚𝐥𝐥𝐚, artista musicale che usa una miscela creativa di sonorità popolari sarde, tropicali e mediterranee che incontrano l’hip hop astratto e la musica contemporanea, il tutto elaborato attraverso il linguaggio del dub delle origini. Un rito, che il pubblico ha subito accolto facendo girare un tronchetto fumante di mano in mano, profumando di terre lontane la platea del Migaleddu. E poi ritmico caos della musica, ha dato il la, per intonare versi di uccelli e intonazioni goliardiche, battiti di mani e di piedi, uno sfogo musicale creativo di gruppo, che ha collegato musicisti e spettatori in un unico spettacolo sonoro. C’è tanta Sardegna nella perfomance “Pinturas a Bolu”. Lo ha anticipato nella presentazione della serata Giovanni Dessole, giornalista poliedrico che opera nella cultura e nella letteratura da anni, che ha seguito e segue diversi artisti nel panorama nazionale.

 Davide Toffolo ama la Sardegna. I primi concerti che ha fatto nell’isola sono coincidenti con la storia dei “Tre allegri ragazzi morti”, quindi 30 anni fa. E Poi Toffolo ha legame profondo con l’avifauna, e la Sardegna è la terra per eccellenza, con la più alta concentrazione di specie d’uccelli, migratori e stanziali, come nel Sud America e nell’Africa. Toffolo per altro è il produttore discografico di Arrogalla, ha prodotto molte delle musiche che sono state ascoltate ieri. Ai due musicisti piace “lavorare a bolu”: per questo lo spettacolo si chiama “Rito delle pinturas a bolu”. Ma cosa significa?  A bolu significa al volo, richiama quindi gli uccelli e la loro caratteristica, volare sul mondo; ma a bolu significa anche “su cantu a bolu” che in Sardegna è il canto improvvisato, una pratica simile alla Giamaica: si mette un bit a caso una produzione musicale e un cantante con la sua tonalità ci mette il suo stile. Significa incontrarsi sul palco  “con appetito musicale” improvvisando ognuno con i propri materiali e la propria creatività. Un rito originale dove documentaristica, musica e canzoni dove il pubblico ha il ruolo centrale: esorcizzare il rapporto sbagliato che abbiamo con la natura e con gli animali. Durante lo spettacolo Toffolo ha anche presentato il suo libro, “Bestiario”, edito dalla Feltrinelli, dove mostra i suoi disegni di ieri e di oggi di uccelli ma in generale di animali che conosce perfettamente.  Ed è sempre un modo per restare legati al filo conduttore del Festival, la metamorfosi, dove tutto muta, come nella natura, ma mai perisce. Concetto ben espresso dal direttore artistico Giovanni Campus, e che ritorna come un mantra negli appuntamenti di Ethno’s Festival Letterario.

L’anteprima della serata ha visto protagonisti sul palco Erre Push che ha presentato il suo fumetto “Faula Birdi”, ambientato in Sardegna, in una narrazione fantastica che mette insieme la dura realtà delle zone di sacrificio, colpite dall’inquinamento come il Sulcis, dove l’autore è nato, insieme ad una storia tutta da scoprire.  Con lui sul palco Claudio Orru che ha poi illustrato il progetto Recommon, organizzazione che si occupa di creare campagne, inchieste e cause umanitarie.  Senza dimenticare l’intero pomeriggio di letture al Paleobotanico prima con la presentazione del libro di Eleonora Cattogno “Le avventure di Archeocosì” (Panoramika Editrice”) e poi presso la chiesa di Santa Croce, la presentazione del libro “ Guida Nuraghe majoi, Tempio Pausania” (Edito da Maxottantotto) di Adriano Arbau, Gian Piero Cannas, Simona Canu,Antonio Careddu, Manuela Muzzu e Giuliana Pittorru.

Torna a Martis invece il prossimo 22 novembre con inizio alle 21 00 al Migaleddu un ospite attesissimo. Il pubblico lo aveva accolto con uno scroscio di applausi, lo scorso anno in occasione del Festival. Torna con il suo monologo dissacrante con “La malattia dell’ostrica”, Claudio Morici. Una produzione Teatro Matastasio 2024, un freschissimo lavoro frutto di studi sulle biografie degli autori che lo ha portato a pensare che.. sono tutti matti!! E siccome, Morici, da padre, vede che suo figlio, come tutti i bambini negli anni scolastici, portati a studiare tutti questi autori che, in un modo o nell’altro si sono tolti la vita, allora tenta di allontanarlo dall’ida di scrivere poesie. Un turbamento quanto mai irreale che porta però Morici ad inventarsi un monologo esilarante, che ripercorre la vita e la morte di uomini illustri: Cesare Pavese muore imbottito di sedativi in una stanza d’albergo, Emilio Salgari che si è sventrato con un rasoio, Giovanni Pascoli che è morto di cirrosi.. etc Una performance letteraria attraverso incursioni nella vita dei grandi e delle grandi firme, che gli servirà per compiere un viaggio a ritroso nella propria età adolescenziale riportando alla memoria come i libri lo abbiano curato. Perché gli scrittori, per quanto matti che siano, ci hanno sempre salvato la vita, ci hanno sempre insegnato qualcosa.

Ricordiamo che l’ingresso agli spettacoli è libero ma su prenotazione. Per prenotare è possibile scrivere una mail a ethnosfestival@gmail.com oppure telefonare ai seguenti numeri 3490660196/ 3717787565